Nella seduta inaugurale della IX legislatura l’Assemblea riconferma Nilde Iotti Presidente della Camera dei deputati, con 480 voti su 605 votanti. Nel discorso che segue l’elezione, il Presidente, dopo aver espresso il proprio ringraziamento per la fiducia, che la Camera le ha rinnovato, mette a fuoco i due motivi di inquietudine profonda che attraversano il Paese: la crisi economica, che minaccia il futuro di intere generazioni, e l’attacco alla democrazia da parte di «nemici accaniti, che vanno combattuti e sconfitti, con la forza della Costituzione e delle leggi, con la partecipazione ed il sostegno dei cittadini». Questa inquietudine, secondo Nilde Iotti, ha avuto ripercussioni anche nei risultati delle elezioni politiche, che hanno dato vita ad assemblee parlamentari caratterizzate da equilibri più delicati e complessi rispetto al passato. Sollecita, quindi, le forze politiche a sviluppare la capacità di confronto e di dialogo, specialmente in relazione alla sfida delle riforme istituzionali e regolamentari, che, nel solco dei valori intangibili fissati nella Carta fondamentale, devono rendere i poteri democratici più aderenti alle nuove esigenze espresse dai cittadini. In relazione alle decisioni di politica internazionale, che il Parlamento sarà chiamato ad affrontare, esprime l’auspicio che l’Italia possa svolgere un’opera preziosa a supporto dei processi di pace e di distensione.
IX Legislatura della Repubblica italiana
Seduta del 12 luglio 1983
Presidente. (Stando in piedi pronunzia il seguente discorso). Onorevoli colleghi, desidero rivolgere a tutti voi un sincero ringraziamento per la fiducia che avete espresso verso la mia persona affidandomi – per la seconda volta – con il vostro voto un compito prestigioso ma non facile, di cui avverto tutta la responsabilità. Cercherò di assolvere questo mandato, nuovo perché il voto popolare ne ha rinnovato la fonte, confidando soprattutto nel concorso e nella collaborazione vostra, con l’impegno, da parte mia, di attenta e ferma valutazione di tutte le ragioni che troveranno libera espressione in questa aula.
È con questo spirito che rivolgo, a nome dell’intera Assemblea, un saluto deferente al Presidente della Repubblica Sandro Pertini (Vivi applausi) rappresentante dell’unità del nostro paese e – desidero aggiungere – sensibile interprete dei sentimenti di libertà e di giustizia del nostro popolo.
Questa legislatura si apre in un momento difficile della vita del paese: la crisi economica, con i suoi preoccupanti aspetti dell’inflazione e della disoccupazione, minaccia il futuro di intere generazioni, soprattutto di giovani e di donne che reclamano una adeguata collocazione nella società, resi più coscienti dei loro diritti dalle grandi battaglie di libertà e di emancipazione di questi decenni. Accanto ad essi milioni di lavoratori sono impegnati ad avanzare nelle loro conquiste, a difendere ed attuare gli strumenti di mediazione e di accordo che hanno fatto dei conflitti nel mondo del lavoro una componente essenziale della nostra democrazia, una riprova della sua qualità civile e moderna.
Ma non è solo la crisi economica, onorevoli colleghi, elemento di profonda preoccupazione comune: la democrazia italiana ha conosciuto in questi anni e conosce tuttora nemici accaniti che vanno combattuti, e sconfitti, con la forza della Costituzione e delle leggi, con la partecipazione ed il sostegno dei cittadini; con la dedizione di tutti coloro che credono nei valori democratici, impegnandosi, ciascuno nel proprio posto di responsabilità sovente fino al limite del massimo sacrificio. Ad essi va la nostra riconoscenza; alla loro testimonianza deve corrispondere da parte nostra, in piena libertà di giudizio, l’adozione delle decisioni necessarie per la difesa e lo sviluppo delle istituzioni repubblicane.
Ci sono nel nostro paese motivi di una inquietudine profonda, a cui si accompagna la domanda crescente di pacifica convivenza civile. Questa domanda proviene da milioni di cittadini che vivono problemi vecchi e nuovi ed esprimono bisogni – dalla casa alla scuola, alla sicurezza sociale, alla sanità – a cui va data soluzione efficace e tempestiva.
Questa inquietudine profonda si è espressa, io credo, anche con il voto del 26 giugno: ad essa tutte le forze politiche debbono guardare con umiltà per comprenderne il senso, guidarne, per quanto possibile, lo slancio nella direzione che meglio possa liberare energie e capacità creative per il progresso del paese, per il superamento della crisi. Il nostro popolo ha tutte le risorse morali e materiali per vincere questa prova. Occorre fare ciò nella consapevolezza che le assemblee parlamentari sorte con il voto esprimono delicati e complessi equilibri politici diversi dal passato e che per vivere ed operare hanno bisogno, forse più di ieri, che si sviluppi appieno la capacità di dialogo e di confronto tra tutte le parti, pur restando ciascuna pienamente libera e responsabile della propria collocazione di maggioranza o di opposizione.
Questa capacità di confronto e di dialogo dovrà in primo luogo misurarsi con la principale sfida che è dinanzi a noi: la riforma delle istituzioni.
Nel solco dei principi e dei valori intangibili della Costituzione va conferita nuova vitalità e funzionalità ai poteri democratici, armonizzandone i rapporti, rendendoli sempre più capaci di rispondere alle nuove esigenze ed attese dei cittadini. Nessuno più di me – consentitemi questa osservazione – ha maturato il convincimento della necessità di riforme che rendano il Governo efficiente, stabile, forte. Questo processo di riforma va intrapreso senza alterare il ruolo che la Costituzione affida al Parlamento.
Centro cioè di incontro, di amalgama di volontà politiche, di decisioni e di guida dell’intera nazione.
Per conseguire questo fine, che è un bene per tutti, occorre che il Parlamento sappia dare efficienza moderna al suo funzionamento. Abbiamo avvertito in questi anni la difficoltà di operare tenendo il passo con i tempi del paese. Non sta a me indicare proposte e soluzioni: ma sono convinta che in questa legislatura debbano essere introdotte innovazioni regolamentari che, nel rispetto più rigoroso dei diritti delle minoranze, realizzino, al tempo stesso, il diritto dovere della maggioranza di decidere e di assumersi dinanzi al paese le relative, conseguenti responsabilità.
Onorevoli colleghi, i prossimi mesi vedranno impegnato il nostro Parlamento in delicate decisioni di politica internazionale. Consentitemi di esprimere il più sincero auspicio che si sviluppino il rapporto ed il dialogo tra le grandi potenze e maturino con sollecitudine importanti decisioni bilaterali che escludano la installazione di nuovi missili nel nostro continente ed avviino un processo di pacifica coesistenza e di disarmo. L’Italia, anche per la sua collocazione storico geografica nell’Europa e nel Mediterraneo, può svolgere una preziosa opera che aiuti i processi di pace e di distensione, di collaborazione con i popoli che ricercano la via dello sviluppo e della emancipazione e che ancora conoscono il dramma della fame e della povertà.
Onorevoli colleghi, all’inizio del comune lavoro, desidero inviare il mio saluto al Presidente del Senato, al Presidente del Consiglio, al Presidente della Corte Costituzionale, alla magistratura, alle forze armate, ai corpi di polizia, alle Amministrazioni dello Stato. Un particolare saluto rivolgo infine a tutti coloro che lavorano alla fondamentale funzione dell’informazione.
Ad essi chiedo di intensificare la collaborazione con noi, anche con il suggerimento e la critica, perché si realizzi, di più e meglio che nel passato, un rapporto di conoscenza effettiva e diretta fra Parlamento e paese.
L’opinione pubblica ha il diritto di conoscere il lavoro del Parlamento, i contenuti effettivi delle sue decisioni, anche di quelle specifiche. Chiede di sapere di più. Per rispondere meglio a questa richiesta dovremo cercare insieme forme e strumenti idonei, in particolare per l’informazione radiotelevisiva.
Desidero infine sottolineare l’apporto generoso, intelligente e leale che proviene alla nostra attività dal personale della Camera, ed in primo luogo dal segretario generale dottor Longi (Vivi applausi), da tutti i funzionari, da tutti i dipendenti. Conosco, per diretta esperienza, le loro qualità professionali, l’impegno a render sempre più adeguato il loro contributo. Di questo, sono sicura, ci avvarremo utilmente promuovendo anche i necessari rafforzamenti delle strutture di supporto dell’attività dei parlamentari.
Nell’indirizzare a voi, colleghi di tutte le parti politiche, l’augurio di buon lavoro esprimo il convincimento di poter contare sulla vostra personale collaborazione nell’impegno comune volto al progresso della libertà e della democrazia, alla pace ed alla prosperità del nostro popolo (Vivissimi, prolungati applausi).
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